Cura. È la parola che abbiamo scelto per questo mese.
Ci sembrava il modo migliore di cominciare l’anno, ragionando su quello che rappresenta il senso di quello che facciamo e il centro della nostra idea di sociale: curare chi ne ha bisogno.
Non ovviamente in senso medico o sanitario – cosa che CasaOz non ha e non ha mai fatto – ma nel significato più profondo del prendersi cura. Perché nel viaggio dentro la malattia o la disabilità, i bisogni sono tanti: quelli del corpo nel suo momento di fragilità, certo, ma anche altri più profondi.
Essere accolti è “cura”, sapere che c’è qualcuno che ti aspetta è “cura”, condividere un piatto di pasta è “cura”, avere qualcuno che ti insegna delle cose è “cura”.
Costruendo CasaOz, ormai tanti anni fa, abbiamo voluto dare uno spazio fisico a questo universo di cura che potesse prendere forma giorno dopo giorno nella Quotidianità. Un posto dove anche attraverso la bellezza combattere la solitudine e l’emarginazione che i periodi poco felici della vita come la malattia si portano dietro: cura è anche solo esserci e saper ascoltare, accogliere un momento di confidenza come mi capita spesso con le mamme dei bimbi ospiti nelle nostre residenze. Per superare le difficoltà, hai bisogno di condividere.
I muri del dolore si abbattono anche con azioni semplici: una passeggiata in giardino, un pranzo condiviso, il sorriso di chi si affaccia a una porta, la musica che qualcuno suona al pianoforte all’ingresso.
Riuscire a sentirsi davvero a casa, questo più di tutto è cura.