Abbracciarsi. Nessun gesto misura meglio il bisogno di condividere quello che abbiamo dentro. Che sia un’emozione felice oppure un momento di dolore cambia poco: tutto si contiene in un abbraccio.
L’allegria e la tristezza, la vittoria e la sconfitta. È quello che ho pensato vedendo le immagini dei ragazzi e delle ragazze in gara agli Special Olympics, i Giochi Olimpici dedicati alle persone con disabilità intellettive che Torino e le montagne olimpiche ospiteranno fino al 15 marzo. Nella vicinanza fisica di chi ci vuole bene, o di chi semplicemente ci accompagna in un pezzo di strada, trova spazio il caleidoscopio di sentimenti che proviamo e che ci rendono umani: si abbraccia l’allenatore prima di salire sul podio, si abbracciano i genitori prima di scendere in pista, i compagni di squadra o gli avversari, anche quando le cose vanno male, per ribadire quello che vale nello sport e nella vita. Nessuno ce la fa da solo.
Dietro il successo di uno c’è il lavoro di tanti e non soltanto quando in ballo c’è una medaglia olimpica. Dietro un ragazzo o una ragazza che riesce a superare le proprie fragilità o a conciliarle con la normalità della vita c’è sempre una squadra fatta di genitori, fratelli, educatori, medici, insegnanti, amici, volontari che sanno esserci nel modo giusto e nel momento giusto. Una rete che cambia funzione a seconda dei casi: di salvataggio se serve, ma anche elastica a sufficienza per farti saltare in alto.
La Quotidianità che Cura di CasaOz e dei MagazziniOz serve a questo e, infatti, è piena di abbracci. Perché lo scopo di quello che facciamo è, prima di tutto, combattere l’isolamento che la malattia, la disabilità o qualsiasi forma di fragilità personale e sociale si portano dietro. Ci sono molti modi di abbracciare: si può fare con il corpo ma anche con le parole. È un abbraccio anche aver scritto “Ci vediamo a CasaOz” sul cartello di ingresso del Centro Diurno Socio Riabilitativo dedicato ai disturbi alimentari e ai minori a rischio di ritiro sociale che abbiamo aperto lo scorso settembre. Oppure, aver chiamato “A tu per tu” la sala colloqui. Lo sottolineo non a caso: il 15 marzo, infatti, si celebra la Giornata del Fiocchetto Lilla, dedicata alla consapevolezza sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Chi è impegnato, come noi di CasaOz, a offrire supporto a ragazzi che ne soffrono sa che per rompere il senso di isolamento c’è bisogno di pensare a soluzioni nuove: parole adeguate, spirito di squadra, mixité. E – non dimentichiamolo mai – abbracci.