Un giorno un piccolo bottone finì in una lavatrice e, dopo un potente lavaggio in candeggina, si accorse di aver perso tutti i fratelli.
La padrona di casa lo trovò in fondo al cestello della lavatrice e lo appoggiò sopra a dei panni stirati.
– Stai lontano da me, brutto bottone. Non voglio avere i buchi come te –
disse un lenzuolo al piccolo bottone.
– Ma io voglio solo ritrovare i miei fratelli – rispose gentile il bottone.
La padrona di casa, dopo aver steso i vestiti lavati, ritornò in lavanderia.
Prese il lenzuolo e, dimenticandosi del piccolo bottone, lo infilò nel cassettone delle lenzuola.
– Vattene via, non avvicinarti – dissero nervose le lenzuola.
Le lenzuola pensavano che avere i buchi fosse una malattia e nessuna di loro aveva il coraggio di toccare il piccolo bottone.
Il piccolo bottone spaventato si rifugiò in un angolo.
La padrona di casa non chiuse bene il cassetto e le lenzuola chiamarono subito la cimice.
– Porta via questo insulso bottone
– Potrebbe portarmi dai miei fratelli? – chiese speranzoso il bottone alla cimice
– Ti porterò in un posto pieno di bottoni – bisbigliò la cimice.
Le lenzuola ridacchiarono.
Il piccolo bottone sentì le zampine viscide della cimice che lo afferravano, tra le grida entusiaste delle lenzuola.
La cimice portò il piccolo bottone dentro l’armadio dove in un anfratto teneva nascosti
tutti i bottoni.
La cimice non aveva amici. Si sentiva sola. Aveva così imparato a catturare i bottoni che
si erano perduti e a cucirli a degli stracci per non farli scappare.
Il piccolo bottone non voleva essere imprigionato.
– So di un nascondiglio pieno di bottoni – disse il bottone.
– Ti dirò dov’è, ma mi dovrai liberare – aggiunse.
La cimice accettò. Avrebbe catturato di nuovo il piccolo bottone, alla fine.
Il piccolo bottone, tenuto tra la zampette viscide, direzionò la cimice fino al cassettone delle lenzuola.
La cimice appoggiò il piccolo bottone sul pavimento e volò verso il cassettone
Era aperto appena, ma riuscì ad entrarvi.
Le lenzuola sentirono un ronzio nell’aria e delle zampette viscide che le sfioravano.
– Che cos’è? –
– E’ la cimice! Nessuno ti ha invitato –
– Esci da qui – si innervosirono e mentre urlavano un lembo di un lenzuolo schiacciò la cimice.
La puzza sprigionata fu fortissima e tutte le lenzuola si impuzzolirono.
La padrona di casa il giorno dopo sentì una strano odore provenire dal cassettone.
Trovò la cimice morta. Prese le lenzuola e notò il piccolo bottone rimasto a terra.
– Eccoti, ma dove eri finito!? –
Portò tutti in lavanderia, dove le lenzuola furono buttate nella lavatrice, mentre il piccolo bottone venne messo sopra ad una mensola, vuota.
Rimase lì per molto tempo, sempre più solo.
Un giorno vide i suoi amati fratelli, attaccati ad una bella camicia, uscire da un lavaggio in lavatrice. Erano opachi e sembravano un po’ tristi.
– Ehi sono qui!!! – li chiamò, ma non sentirono.
La padrona di casa mise tutti i panni ad asciugare fuori al sole e dopo qualche ora tornò in lavanderia.
Guardò il bottone sulla mensola e lo riattaccò alla camicia assieme ai suoi fratelli, che tornarono luccicanti e contenti.
Il piccolo bottone non si sentì più solo.
Francesca Rastelli