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Se ti abbraccio non aver paura

Fulvio Ervas,

SE TI ABBRACCIO NON AVER PAURA

Il viaggio di Franco e Andrea

 

Franco è il papà di Andrea, un bellissimo ragazzo
di 18 anni, un bimbo sano e vivace fino all’età di tre anni. Poi la diagnosi di autismo, la bufera, l’esplosione inattesa che ribalta la vita, un futuro diverso da come lo si era immaginato, i tentativi di ogni tipo di cura, la quotidianità. La vita “un po’ contromano” con Andre, come lo chiama il padre, è fatta di piccole tratte.

Scontrarsi ogni giorno con le difficoltà e risolverle è sempre “come comprare un biglietto che ti porti alla fermata successiva”.

 

Andrea sbriciola e sparge ovunque pezzetti di carta, come un Pollicino che chieda a quei frammenti di pagine di aiutarlo a trovare la strada tra i due mondi paralleli, le due dimensioni che abita.

 

Poi l’idea di un viaggio, come risposta alla richiesta senza parole di Andrea, espressa con un urlo, con lo sguardo fisso negli occhi del padre.

 

Un viaggio insieme, guidati solo dall’istinto, che il buon senso e la prudenza non approverebbero.

Un viaggio lungo, vero, da soli, di vita pura, che serva ad accorciare le distanze tra il mondo in cui Andrea vive e quello in cui è racchiuso, “dove valgono altri codici, altri segni, altre bellezze”.
Un viaggio “un poco avventato e un poco curativo” come lo definisce il papà, “tranquillo e feste”, come lo vorrebbe Andre. Un gesto di grande coraggio e amore.

 

La condivisione di ogni momento, di ogni singola emozione affila la percezione della diversità di Andrea, ma la rende più intima, e rafforza il legame tra padre e figlio: divengono un lichene, cioè un’alga e un fungo intrecciati indissolubilmente, differenti ma inseparabili, che fondendosi diventano il massimo della tenacia.

 

Al ritorno da questa avventura lunghissima e imprevedibile durata decine di migliaia di chilometri percorsi in aereo, in moto, in auto, a nuoto, a piedi, attraverso gli Stati Uniti e l’America meridionale, Franco trasmette il racconto della sua esperienza durante lunghi incontri a Fulvio Ervas, che lo fissa in un romanzo.

 

Una bellissima immagine da serbare di questo racconto: Franco e Andre, due omini sul bordo dell’immensità dell’oceano che gridano:
“GRAZIE!”. Grazie agli amici, che seguono le loro imprese e li attendono a casa. Grazie alle persone che hanno conosciuto, che si sono impigliate per un momento nell’elastico invisibile che lega padre e figlio, con cui hanno condiviso abbracci,  spazi, sorrisi, cibo, intoppi, emozioni. Grazie alla vita, perché ci da la possibilità di agire e non subire.

 

E la scritta sulla maglietta di una ragazza, letta proprio in un momento buio, di smarrimento dell’anima, che dice “Non mollare mai, una speranza c’è sempre”.

 

 

Grazia Raccolli

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