Il progetto Siblings

Progetto organizzato nel 2016/17 e concluso.

Nessuno trascorrerà più tempo con un disabile di suo fratello o di sua sorella. Eppure a quel fratello e a quella sorella non si presta l’attenzione dovuta e sono quasi inesistenti gli spazi e le occasioni a loro dedicati.
Se ne è parlato in un convegno che ha organizzato la Fondazione Paideia a Torino anche a seguito della creazione di gruppi di supporto che sono nati in diverse realtà del torinese e della formazione realizzata presso la stessa Fondazione.
Anche a CasaOz è nato un gruppo di supporto ai siblings e di questo ringraziamo Paideia per aver coordinato il lavoro che è stato realizzato.
I fratelli e le sorelle sono una bella risorsa nelle famiglie dove c’è la malattia e la disabilità ma non possono essere lasciati soli esattamente come i genitori. In questo percorso proseguiremo ancora e vi porteremo ancora delle testimonianze.

Il progetto Siblings rappresenta la realizzazione di un pensiero da tempo cullato, coltivato e, dopo lunghe riflessioni, realizzato. E’ rivolto ai “siblings” che frequentano CasaOz: i fratelli e le sorelle dei bambini disabili. Alcuni operatori di CasaOz sono stati formati per essere facilitatori, cioè persone in grado, attraverso il gioco, di dare uno spazio e una voce alle emozioni di questi fratelli “sani”.

Lo scorso anno CasaOz ha pensato che fosse arrivato il momento di mettere in atto il progetto. La fascia d’età da cui si è ritenuto opportuno partire è quella dei bambini tra gli 8 e i 12 anni.

Perché abbiamo voluto occuparci dei siblings? Perché la maggior parte delle persone cresce con un fratello o una sorella e circa l’80% dei bambini disabili ha un fratello o una sorella. La relazione fraterna implica una condivisione genetica, ma soprattutto implica la relazione, fatta di reciprocità e asimmetrie. Abbiamo voluto investire con impegno, energia e passione, seminando un seme per far germogliare una pianta, su un tema dove prima c’era il deserto.

Le famiglie che vivono la disabilità di un figlio trovano supporto d’interventi riabilitativi rivolti al disabile, in funzione anche dell’equilibrio e della struttura del contesto familiare nel quale egli è inserito. Alla luce di questa premessa, occuparsi della famiglia nel suo complesso riduce il rischio di sviluppare difficoltà emotive anche gravi. Per questo e per altri motivi, in coerenza con la missione di CasaOz, abbiamo pensato di occuparci di tutto il nucleo familiare, e dunque di includere all’interno del progetto anche uno spazio dedicato esclusivamente ai genitori. Gli incontri con i genitori seguivano un percorso strutturato che è proceduto parallelamente a quello pensato per i siblings.

Il progetto di CasaOz prevedeva 6 incontri condotti da facilitatori e volontari. Sono stati formati 2 gruppi, uno composto dai ragazzi siblings e l’altro dai genitori. I temi che di volta in volta sono stati affrontati nei due diversi gruppi, erano quasi sempre simili. Gli argomenti condivisi sono stati: 1) cominciare a conoscersi, 2) come eliminare i problemi, 3) alleviare le preoccupazioni, 4) ripartire più forti e supportati. Per il gruppo dei genitori hanno fatto eccezione 2 incontri: quello dedicato esclusivamente alla coppia e quello in cui è stata invitata a portare la propria testimonianza, una sibling adulta. I contenuti hanno sempre avuto una ricaduta positiva su tutti, sia nell’immediato, sia nel lungo periodo.

Si è cercato di coinvolgere i genitori in tutte le fasi dell’attuazione del progetto, per dar loro la possibilità di supportare i propri figli a casa. L’obiettivo della costituzione di un gruppo di genitori è stato quello di stemperare dubbi e preoccupazioni riguardo al loro ruolo, cercando di rinforzare le famiglie attraverso un miglioramento delle loro capacità con benefici su tutti i membri. I genitori sono così riusciti a dar voce a quelle emozioni che, per alcuni, erano state troppo a lungo represse.

Con questo progetto si è cercato, e possiamo dire di aver ottenuto, il raggiungimento di un obiettivo importante: anche se con tanti momenti di difficoltà e grandissima fatica, si può ed è obbligatorio ritagliarsi momenti di serenità, per sperare in una prospettiva di vita soddisfacente, attraverso una rete di sostegno esterna che può essere costituita da operatori, volontari, amici, familiari. Non ci si può mai sentire soli, non si è soli, perché nella vita non si deve mai perdere l’abitudine a chiedere. Se non chiedi, l’altro non potrà mai sapere che hai bisogno di lui per superare quell’ostacolo che ti impedisce di vedere oltre. Tutto ciò dà il senso di appartenenza. Per questo a CasaOz diciamo che “Insieme si può”.

Elsa Piasentin Alessio

Leggi il racconto di Sara e suo fratello Enrico

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